Da deputato supplente a deputato succube

Sono intervenuto in Aula per esprimere con chiarezza la mia posizione sull’istituzione del cosiddetto “deputato supplente”, una figura proposta dal centrodestra che, a mio avviso, non risponde ad alcun interesse per lo sviluppo del territorio, ma esclusivamente a logiche di potere politico.

La norma, infatti, nasce da una modifica approvata a Roma che ha reso compatto il centrodestra, ma che si configura come uno strumento volto ad aggirare la riduzione dei parlamentari da 90 a 70. Una forzatura che rischia di generare squilibri sia nell’attuale maggioranza, sia in quelle future, e che porta con sé evidenti profili di incostituzionalità. L’unica prerogativa che dovremmo difendere, di qualsiasi parlamentare, è quella della libertà e dell’autonomia dell’esercizio del mandato.

Ho definito questa figura non un supplente, ma un “succube”. Il suo mandato è infatti vincolato all’assessore che sostituisce: nel momento in cui dovesse assumere una posizione non gradita, deve temere di perdere automaticamente il titolo di parlamentare. Si tratta quindi di una categoria di deputati senza autonomia, chiamati soltanto ad avallare ogni decisione proveniente dall’assessore da cui dipende il loro incarico in Parlamento.

Creare una struttura istituzionale in cui una parte del Parlamento si basa su equilibri di minaccia è vergognoso, farlo con una norma di rango costituzionale è incommentabile.