L’ultima occasione per il Mezzogiorno

Ho chiarito sin dall’inizio dell’esperienza dell’attuale Governo che la motivazione per me più rilevante della presenza del Movimento 5 stelle sia quella di garantire che una significativa parte delle risorse del Recovery Fund, ottenute grazie alla determinazione e all’abilità del Presidente Giuseppe Conte, vengano destinate al Mezzogiorno. Questo obiettivo non è meramente campanilistico: colmare i divari territoriali rappresenta un’occasione che il Paese non può perdere, come dimostrato dal fatto che gli investimenti nelle aree meno sviluppate hanno un impatto sul PIL superiore rispetto a quelli realizzabili nel resto dell’Italia. Siamo certi che non avremo altre opportunità per unire il Paese.

Ricordo ancora le parole del capogruppo della Lega alla Camera dei deputati che, subito dopo le consultazioni, rivendicava una presunta sinergia col presidente Draghi sul fatto di smontare il Recovery plan predisposto dal Governo Conte nella parte in cui puntava a superare gli squilibri territoriali. Ricordo che il Piano proposto da Giuseppe Conte, attualmente all’esame del Parlamento, pone come priorità trasversale la riduzione dei divari territoriali e la liberazione del potenziale inespresso del Mezzogiorno. Durante le consultazioni, insieme ad altri colleghi del mio gruppo, ho posto internamente la necessità di ribadire tra le priorità il tema del Mezzogiorno e rivendico la battaglia che come Movimento 5 stelle stiamo portando avanti sin dal primo istante di questo nuovo Governo, come testimoniato anche dalla dichiarazione di voto per la fiducia da parte del nostro capogruppo alla Camera dei deputati.

Bisogna ricordare che, sulla base dei criteri stabiliti a livello europeo, l’Italia è il Paese che, insieme alla Spagna, ha la quota più elevata di contributi a fondo perduto da parte dell’Unione Europea per l’esistenza di regioni con bassi livelli occupazionali e di reddito (indicatori che incidono per il 70% nella ripartizione delle risorse). Per semplificare: l’Italia ha avuto più risorse perché questi fondi servono a colmare i divari territoriali e quindi vanno destinati al Mezzogiorno.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (di seguito PNRR) viene finanziato con diversi fondi. Alcuni di questi hanno già un rigoroso vincolo di ripartizione territoriale, come ad esempio i 21,2 miliardi del fondo per lo sviluppo e la coesione (80% al Mezzogiorno e 20% al resto del Paese) o i 13,5 miliardi del REACT EU (67,4% al Mezzogiorno, voluto dal Governo Conte) o i 6,9 miliardi dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE).
Bisogna considerare inoltre che potrebbero essere inseriti nel Piano degli interventi infrastrutturali in fase di avanzata cantierabilità, già dotati di una propria copertura finanziaria che verrebbe sostituita dalle risorse europee e che dunque si libererebbe, in toto o in parte, e potrebbe essere riprogrammata.

Nelle prossime decisive settimane esiteremo in Parlamento i pareri sulla Proposta di PNRR (quello che comunemente chiamiamo “Recovery plan”). Questi i punti su cui secondo me dovremo batterci e che mi sto impegnando a portare in Parlamento.

Adeguate risorse al Mezzogiorno per il superamento dei divari territoriali

Considerando che già negli atti di indirizzo approvati con vasto consenso dal Parlamento a proposito del PNRR si è chiarito che la clausola del 34 per cento (ossia la distribuzione dei fondi al Mezzogiorno in ragione della popolazione residente) “non appare sufficiente a promuovere la riduzione dei divari territoriali ancora oggi esistenti tra le diverse aree del nostro Paese, in cui persiste una differenziazione relativamente al PIL pro capite e al tasso di disoccupazione” e si è rappresentata la necessità di “applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione) anche all’interno del Paese (tra le regioni e le macro-aree), in modo da sostenere le aree economicamente svantaggiate”, bisogna porre come condizione ineludibile e vincolante che il Governo attui una ripartizione delle risorse del Dispositivo per la ripresa e la resilienza per il Mezzogiorno nella direzione richiesta da entrambi i rami del Parlamento e quindi superiore al 34% e coerente coi criteri di riparto tra i Paesi previsti per le sovvenzioni dello stesso Recovery and Resilience Facility, escludendo da tale computo le risorse per interventi “in essere”, quelle già incluse nei tendenziali (come la porzione prevista del fondo sviluppo e coesione, oltre 20 miliardi) e il REACT-EU.

Coerentemente bisogna impegnare il Governo ad esplicitare nel PNRR la quota di risorse destinate al Mezzogiorno, in maniera specifica distinta da quelle per le quali esiste già un vincolo di ripartizione come, ad esempio, la porzione prevista del fondo sviluppo e coesione o il REACT-EU.

Riprogrammazione di eventuali risorse rinvenienti e delle risorse FSC anticipate, col coinvolgimento del Parlamento e col rigido vincolo di destinazione territoriale

Bisogna che il Governo garantisca il reintegro delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione oggetto di anticipazione nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rispettando il vincolo territoriale originario e acquisendo il parere preliminare del Parlamento sulla nuova destinazione di tali fondi.

Analogamente, nel caso in cui si provveda a sostituire, in toto o in parte, una fonte di finanziamento già esistente con fondi del Recovery and Resilience Facility al fine di inserire nel PNRR interventi immediatamente cantierabili, bisogna impegnare il Governo a riprogrammare le risorse rinvenienti garantendo il rispetto del vincolo territoriale originario e acquisendo il parere preliminare del Parlamento sulla nuova destinazione di tali fondi.

Rafforzamento delle strutture tecnico-amministrative degli enti locali e dello Stato, tenendo in considerazione i divari territoriali

Bisogna che il Governo tenga in considerazione degli squilibri territoriali nell’attuazione del piano organico straordinario di assunzioni (anche a tempo determinato) già previsto dal Governo Conte e destinato al rafforzamento delle Amministrazioni coinvolte nella realizzazione del Recovery plan. Bisogna inoltre che il Governo tenga fede all’indirizzo di individuare meccanismi che possano garantire in via strutturale il rafforzamento degli enti locali e delle strutture tecniche dello Stato.